Eraclea e la Siritide

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Basilicata, Policoro/Tursi/Rotondella (MT)

 

Direzione scientifica

Stéphane Verger, Massimo Osanna, Rossella Pace, Gabriel Zuchtriegel

 

Scavo Policoro

Stéphane Verger, Rossella Pace

 

Laboratorio

Francesca Silvestrelli

 

Scavi 2014

Nel 2014 è cominciato un nuovo progetto di scavo a Siris-Eraclea (Policoro, MT), condotto dalla Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici di Matera e l'École pratique des hautes études di Parigi in collaborazione con la Soprintendenza per i Beni Archeologici della Basilicata. Sono stati aperti quattro saggi in vari punti dell'abitato antico, diretti da Silvia Vullo (saggio A), Elena Bengiovine, Daniele Capuzzo (saggio B) e Barbara Serio (saggio C, D).

Uno degli scopi principali è quello di provare ad acquisire nuove informazioni relative al problema dell'insediamento arcaico a Policoro. Mentre alcuni vogliono ubicare la colonia ionica di Siris in corrispondenza dell'area in seguito occupata da Eraclea, altri propongono invece di cercare Siris sul fiume omonimo. L'insediamento arcaico di Policoro sarebbe in questo caso un sito nella periferia della colonia.

Un aspetto importante nella discussione è rappresentato delle aree sacre. Durante la campagna del 2014 si sono riprese le indagini nel c.d. tempio arcaico. Sotto il livello di fondazione della cella del tempio, che si data ipoteticamente all'età classica, è stato trovato un acciottolato con materiale (frr. di coppe a filetti, ossa) databile al pieno VII sec. a.C. Si potrebbe trattare di un predecessore del santuario classico, come attestato anche in altri santuari a Policoro, dove i culti della colonia tarantina di Eraclea (fondata nel 433/2 a.C.) spesso sono in continuità con aree sacre arcaiche.

La zecca

Nell'isolato I del c.d. Quartiere centrale, parzialmente indagato negli anni '60 da Dinu Adamesteanu, di cui non è mai stata chiarita la funzione, il ritrovamento di numerosi indicatori di produzione metallurgica quali tondelli bronzei, cilindretti e scorie ha permesso di riconoscere che nel cortile dell'edificio sorgeva la zecca della città.

Oltre ai tondelli (monete non coniate) sono stati trovati anche monete di bronzo coniate, databili al III-II sec. a.C.

L'isolato I presenta anche altre caratteristiche che fanno pensare a una funzione particolare: l'impianto diverso da quello degli altri isolati (Osanna 2008), la presenza di capitelli e cornici in pietra tenera (Rescigno 2012), il ritrovamento di un deposito con vasi risalenti alla fase iniziale della colonia nonché di un'iscrizione recante il nome dell'ephoros (Ghinatti 1981).

Herakleia: l'agorà

In altre città, le zecche si trovano spesso sull'agorà. Infatti, anche a Eraclea le prospezioni geofisiche hanno mostrato che ad Est dell'isolato I si apre una vasta area non edificata. Si ripropone così la questione della localizzazione dell'agorà di Eraclea, ipotizzata in precedenza nella zona bassa della città.

 

Studio di materiali inediti da Eraclea e la Siritide (Tesi di Specializzazione)

Domenico Asprella, Alessandra Casalicchio, Giuseppina Simona Crupi, Laura D’Esposito, Giusj Galioto, Mariafrancesca Lanza, Maria Domenica Pasquino, Mariasilvia Vullo

 overview

Nell’ultimo quinquennio i sempre più stretti rapporti intercorrenti tra Soprintendenza per i Beni Archeologici della Basilicata e Università della Basilicata hanno permesso di avviare un serrato programma di ricerche su siti chiave della regione. Tra i territori oggetto di tale rinnovato interesse un caso particolare è quello della Siritide.

 

 

 

 

 

 

Scavi 2016-2018

A Policoro lo scavo è proseguito nei due settori A e B indagati fin dal 2014.

Nel settore B, sul pendio sud della collina del Castello, si è completata la stratigrafia generale dell’insediamento.

Gli strati più antichi risultano pressoché cancellati dalla rasatura generale di epoca ellenistica, ad eccezione di un lembo di strato arcaico nel quale è stata scavata una fossa a sua volta riempita nella prima metà del VI sec. a.C., subito prima della fine dell’insediamento arcaico di Siris.

Il dato più importante riguarda la cronologia della rasatura generale del pianoro in età ellenistica, che costituisce la prima operazione effettuata durante la ristrutturazione urbana che ha portato allo sviluppo della città di Herakleia – di cui sono visibili i resti nel parco archeologico. Finora, questo evento importante era stato datato alla fine del IV o all’inizio del III sec. a.C., tra il passaggio di Alessandro il Molosso e quello di Pirro.

Nel corso della campagna di scavo del 2018 è stato messo in luce un pozzo sigillato dallo strato artificiale di rialzamento creato subito prima della costruzione dei muri degli edifici della città ellenistica. La parte superiore del riempimento di questo pozzo, che quindi fornisce un terminus post quem per la ristrutturazione urbana in questo settore, contiene numerose ceramiche del III sec. a.C., alcune delle quali della seconda metà del secolo. Si nota anche la presenza di tegole e di elementi architettonici legati alla distruzione degli edifici di IV-III sec. a.C. Questo nuovo dato conferma le indicazioni fornite da diversi contesti stratigrafici scavati nel 2017 nell’isolato I del settore centrale della collina del Castello (settore A), che indicano un’importante fase di distruzione della fine del III sec. a.C., documentata da una serie di armi d’assedio di tipo romano repubblicano. Ora, si può ipotizzare che almeno tutta la parte centrale del pianoro abbia subito una distruzione violenta seguita da una ricostruzione completa dell’insediamento. Questo evento traumatico può essere messo in relazione con l’intervento romano contro le città dell’arco ionico che si erano schierate con Annibale durante la seconda guerra punica.

Per quanto riguarda il settore A, nell’isolato I del settore centrale della collina del Castello, è ormai certo che il complesso abbia subito importanti rifacimenti che nel tempo ne hanno modificato la pianta e la destinazione d’uso. Si tratta di un insieme di ambienti che circondano un cortile centrale che, nel corso del II sec. a.C., ha visto al suo interno un’attività di coniazione di piccole monete. Diversi ritrovamenti, come i resti della decorazione architettonica in pietra tenera di tipo tarantino, una matrice per la produzione di grandi teste femminili fittili e un teschio di cane, attestano la funzione sacrale della zona nel IV e III sec. a.C., ossia prima dell’impianto dell’edificio indagato.

Tutte le strutture murarie messe in luce sono state oggetto di un intervento di restauro e consolidamento.

 

Pubblicazioni:

Osanna, M. Prandi, L., Siciliano, A. 2008. Eraclea ("Culti greci in Occidente" II), Taranto.

D'Esposito, L., Galioto, G. 2008. Nuove ricerche sui culti di Eraclea: l'area sacra del c.d. Vallo«SIRIS» 9, 35-57.

Battiloro, I., Bruscella, A., Osanna, O. 2012. Ninfe ad Heraklea Lucana? Il santuario extra-urbano di Masseria Petrulla nella Valle del Sinni (Policoro - MT), «Kernos» 23 , 239-270.

Osanna, M., Zuchtrigel, G. (a cura di) 2012. AMPHI SIRIOS RHOAS. Nuove ricerce su Eraclea e la Siritide, Venosa.

Zuchtriegel, G. 2012. Nella chora: un nuovo progetto di archeologia del paesaggio nel territorio di Eraclea, «SIRIS» 12, 141-156.

Verger, S., Pace, R. 2017. Da Siris a Herakleia di Lucania, in Testimonianze di città e non città della Basilicata antica  («Forma Urbis» XXII, 4), 8-19.

 

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